Essere insegnanti di canto significa avere una grossa responsabilità, non solo perché rischiamo di far fare del male fisico ai nostri allievi, ma anche perché, psicologicamente, chi viene a cantare è come messo a nudo, e quindi deve avere da parte nostra, un’attenzione particolare.
Si diventa con il tempo punti di riferimento ed è quindi importante essere fondamenta sicure e solide alle quali ci si possa appoggiare nei momenti della lezione, e che lascino gli strumenti per far sì che ogni allievo, da queste fondamenta, uscito dalla classe costruisca, mattone dopo mattone (o lezione dopo lezione), il proprio castello fatto di tecnica, sogni, emozioni, sicurezze e professionalità.
E’ inoltre necessario che l’allievo sia guidato, durante la lezione, in modo chiaro e mai confusionario, per non creare insicurezze o incomprensioni. Dobbiamo quindi avere in mente, dal primo minuto, quale sarà il percorso di ogni lezione e spiegarlo al cantante, ma essere anche pronti a cambiare rotta senza perdere gli obiettivi che abbiamo prefissato o senza vergognarci di farlo presente allievo.
Come se mettessimo un navigatore per recarci in un luogo (l’obiettivo della lezione) e, durante la strada, ci fosse un contrattempo (l’inefficacia di un esercizio ad esempio) ed il navigatore (noi maestri) ricalcolasse il percorso. L’obiettivo rimarrebbe sempre quello, ma la strada cambierebbe. Sta a noi trovare la strada più veloce, senza rischi e con le condizioni giuste per arrivare all’obiettivo che abbiamo prefissato per quella lezione.
Le variabili sono molte, e non starò qui ad elencarle perchè ogni insegnante, ogni metodo ed ogni scuola di pensiero ha le sue. Alcune, ad esempio, potrebbero essere le scale da adottare, i fonemi scelti per farle, i volumi corretti .... etc. (Per chi fosse interessato a sapere alcuni dei miei “tools”, scrivere a info@silviaspagnoli.com).
In genere il mio consiglio è di strutturare le lezioni in steps che verranno comunque spiegati e riferiti con i termini giusti al proprio allievo.
Importantissimo è, infatti, non far sentire l’allievo sballottato in qua e in là fra esercizi senza senso (per lui) ma renderlo partecipe di cosa stiamo facendo, dei cambiamenti che sono avvenuti nella sua voce dopo gli esercizi svolti, quindi di come si procederà in seguito.
Qui trovate uno schema molto semplificato e che vuole essere solo un esempio di come può essere strutturata una lezione di canto. Si intende che non per tutti gli allievi può essere usato lo stesso schema, e non tutti gli insegnanti usano questo modo di strutturare le lezioni, ma spero questo mio esempio potrà essere utile ad alcuni.
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